Monday, December 28, 2009

As the New Year dawns,,,,




Another year at hand, a chance freely given.  I have done nothing to merit it.  Remember that parable of the fig tree in the Gospel of Luke.  The master wanted to cut it off because it wasn’t bearing any fruit.  But the good farmer pleads with the master to give it one more chance. (cfr. Luke. 13: 6-9)
O God, each time I come across this passage there is a shivering that goes through my veins.  “The Fig tree planted in the Vineyard”! The phrase needs attention… no one ever plants a fig tree in the vineyard.  Yes, everything was just set for me.  The good ambient, my family, my friends, good teachers, the good hearted neighbor and all these formed a rich vineyard for this fig tree.  Certainly, that good master has all the right to expect better fruits from this fig tree.  But I fear I have nothing to offer. 
But I dare to hope.  I dare to hope in the One who can transform my weaknesses into my strengths.  As the New Year just draws in, I remain like the little boy with five loaves and two fish; I have only fragments, just fragments of broken relationships, selfish love, distracted prayers and so on and so forth.  I place it in His hands believing firmly that He can make a banquet out of my fragments!

HAPPY NEW YEAR 

Thursday, December 24, 2009

ഈ ക്രിസ്തുമസ് രാവില്‍,,,,


വീണ്ടും ഒരു ക്രിസ്തുമസ് കൂടി,,,,ദൈവസ്നേഹം  മനുഷ്യനായി അവതരിച്ച  ആ മഹാസംഭവം,,,,,എനിക്ക് ചുറ്റും അനേകം പുല്കൂടുകളില്‍  രക്ഷകനെ തിരയുന്നതിലല്ല മറിച്ച് എന്‍റെ ഉള്ളിലെ ക്രിസ്തവബോധം ഉണര്ത്‌മ്പോഴാണ് എന്‍റെ ഈ ക്രിസ്തുമസ് അര്തപൂര്‍ണമകുന്നത്,,,,,,അത്തരമൊന്നു ഈ പാതിരാവിലും സംഭവിക്കണേ എന്ന് മനസുരുകി പ്രാര്‍ത്ഥിക്കുകയാണ്,,,

Saturday, December 19, 2009

Il Messaggio Cristiano, Un Messaggio d'Amore (prospettiva per la tesi di baccalaureato)


« Dio è amore; chi sta nell'amore dimora in Dio e Dio dimora in lui » (1 Gv 4, 16).  Il Papa Benedetto XVI comincia la sua prima enciclica Deus Caritas Est con questo versetto dalla prima lettera di Giovanni e dice che queste parole esprimono con singolare chiarezza il centro della fede cristiana: l'immagine cristiana di Dio e anche la conseguente immagine dell'uomo e del suo cammino.[1] Come afferma S. Kierkegaard, l’idea centrale del cristianesimo è che « Dio per primo ci ha amati. »  Nella religione greca, lo slancio dell’uomo verso Dio era designato col termine érȏs (nel senso spirituale di desiderio). Se in Platone l’érȏs manifestava il desiderio più alto dell’uomo,  quello di raggiungere il divino, in Aristotele Dio diventa uno che non può essere amato perche è lontano, indifferente al mondo.  Ma quando si passa dalla religione greca al cristianesimo, si introduce una differenza radicale.  Infatti si rovescia la prospettiva dei greci: l’amore non è più primariamente érȏs ma agapȇ; non è più soltanto il movimento ascensionale dell’anima, il suo desiderio di vedere e di conoscere Dio, ma un movimento discendente di Dio stesso verso gli uomini.  La differenza radicale consiste nel fatto che Dio si interessa alla sua creazione; Dio che è puro dono, ama gli uomini e offre se stesso agli uomini nell’amore.[2] 
Quando mi sono proposto di presentare il messaggio cristiano dopo tre anni di studi teologici mi sono domandato: Cos’è il messaggio cristiano? Quale messaggio noi cristiani vogliamo annunciare al mondo? Ho trovato mia risposta nel vangelo di Giovanni 3, 16:  «Dio ha tanto amato il mondo».  Ma l’amore di Dio non è solo un pensiero, un sentimento o un’emozione nascosti in lui, ma si è espresso e si è svelato concretamente in un atto: «Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio».  Questa espressione si riferisce soprattutto al fatto che Dio nel suo amore ha scelto di rendersi presente al mondo mediante l’incarnazione nel suo Figlio Gesù Cristo.  Da qui il titolo della mia sintesi, “L’incarnazione, fonte e centro della rivelazione dell’amore di Dio per l’umanità”.  Voglio presentare il messaggio cristiano dalla prospettiva dell’amore di Dio verso l’umanità che trova il suo culmine nell’incarnazione.  L’esposizione di questa sintesi si basa su ciò che Dio ha rivelato nella Sacra Scrittura, nella tradizione della Chiesa e sul contributo di alcuni studiosi che riflettono sistematicamente in questo ambito. 
Anche l’esperienza personale ha esercitato il suo influsso nella scelta del tema.  Provengo da un paese induista, l’India, dove noi cristiani siamo solo il due per cento della popolazione totale.  La situazione è abbastanza drammatica perchè in India si respira un’aria, soprattutto in questo periodo, abbastanza tesa. Musulmani contro indù, indù contro cristiani, sikh contro un’ altra parte interna della stessa religione sikh e cosi via. La democrazia più grande del mondo, a volte, sembra vacillare. Tenere insieme tutti gli interessi di 1 miliardo e 100 milioni di persone che pensano in maniera diversa, con svariate religioni, culture e lingue, risulta difficile. Molto spesso noi cristiani siamo interpellati sul valore del messaggio cristiano.  Negli anni recenti ci sono stati persecuzioni in tutte le parte del India contro i cristiani e gli atti di violenza e di intimidazione sono in rapido aumento.  Spesso le nostre opere di carità e le missioni sono viste come espressione del prosilitismo.  Di fronte a questa situazione, mi preme mostrare che il messaggio cristiano è niente altro che un messaggio d’amore e il nostro lavoro verso i poveri o gli emarginati non sono altro che  espressione della fedeltà alla nostra identità di cristiani chiamati ad essere portatori dell’amore di Dio verso gli altri.  Ma, come ci ricorda il Papa Benedetto nella sua enciclica Deus Caritas Est, chi vuol donare amore, deve egli stesso riceverlo in dono.[3] Quindi alla fine arriviamo a Dio, sorgente di ogni bene e amore, e scopriamo che la nostra vita cristiana si realizza in pienezza solo in rapporto con questo Dio personale che è l’autentico Amore rivelato in pienezza nella persona di Gesù Cristo. 
In questa prospettiva prendo avvio dal Dio Trinitario, fonte dell’amore, come si è rivelato nella storia.  L’amore del Padre infatti viene manifestato in modo particolare nell’invio del Figlio e nell’invio dello Spirito Santo.  Come dice papa Benedetto XVI “Gesù ci ha rivelato che Dio è amore non nell’unità di una sola persona, ma nella Trinità di una sola sostanza”.[4] In Gesù abbiamo la perfetta manifestazione dell’amore del Padre.  Gesù con la sua persona e la sua opera, costituisce la rivelazione piena dell'amore del Padre per il mondo e per il suo popolo.  Tutta la persona di Gesù è dono dell'amore di Dio. In lui il Padre rivela perfettamente i palpiti del suo cuore per il mondo immerso nelle tenebre del peccato. In questo cammino dell’uomo la Chiesa diventa il luogo previlegiato dell’esperienza dell’amore di Dio.  La Chiesa si rivela, nonostante tutte le fragilità umane che appartengono alla sua fisionomia storica, una meravigliosa creazione d’amore, fatta per rendere Cristo vicino ad ogni uomo e ad ogni donna che voglia veramente incontrarlo, fino alla fine dei tempi.  La Chiesa facilita questo incontro con Dio attraverso la comunione dei fedeli, i sacramenti e la liturgia, tra cui Eucaristia occupa un posto particolarmente importante perchè l’Eucaristia è il dono per eccelenza dell’amore di Dio. É nell’Eucaristia che l’uomo impara ad amare se stesso e ad amare gli altri.  Alla fine l’uomo chiamato a vivere nell’amore di Dio trova la sua pienezza nella visione beata quando per l’immensa misericordia di Dio, egli si trova ‘giustificato’ davanti a Dio. 
Nel linguaggio odierno la parola ‘amore’ è diventata una delle parole più usate ed anche abusate.  Tutti parlano di amore perche amare è uno dei bisogni maggiormente avvertiti dagli esseri umani. Tutti sono alla ricerca dell’amore e hanno ragione : cosa c’è di più bello e gratificante di dare e ricevere amore?  Ma, la cosa incredibile è che, nonostante avvertiamo questo forte bisogno e cerchiamo con tutti i mezzi di soddisfarlo, viviamo in un mondo di inimicizia in cui le persone si odiano e si fanno del male.  Anche quelle relazioni che per natura dovrebbero essere vissute all’insegna dell’amore, diventano molto spesso una prigione le cui sbarre sono l’odio, il disprezzo, l’egoismo, l’amarezza, la discordia e la disperazione; basta pensare alle notizie che ascoltiamo tutti i giorni.  Ma perché viviamo questa situazione assurda, questa contraddizione? Perché da un lato avvertiamo la necessità di dare e ricevere amore e, dall’altro, i nostri cuori non sembrano capaci di sprigionare altro che malvagità, inimicizia, egoismo ed odio?  La risposta è che non conosciamo Dio né il suo amore.  L’amore che Dio ci ha mostrato è un amore che va fino all’effusione del sangue sulla croce.  Per usare le parole di Emmanuel Levinas “trascendere l’etica di auto-gratificazione ad una etica di responsibilità nell’amore per l’altro.”  Se uno pensa che Levinas sia troppo mondano come autore ascoltiamo le parole del nostro Signore Gesù, “In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.” (Gv 12, 24)  Quindi, questo lavoro sarà una riflessione sull’amore di Dio in modo da poterci abbeverare alla sorgente dell’amore, alla fonte inesauribile dell’amore divino perche come ci dice bene la Bibbia, «Dio è amore» e senza di Lui la nostra ricerca d’amore diviene una pura chimera, un’illusione.  











[1] BENEDETTO XVI, Lettera enciclica  Deus Caritas Est, 25 dicembre 2005, in AAS 98 (2006),  217-252. Art. 1.
[2] S. A. PANIMOLLE, et al.,  Dio è Amore, Roma, EDB, 1984, 187-188.
[3] BENEDETTO XVI, Deus Caritas Est, Art.7.
[4] Messaggio del Santo Padre Benedetto XVI, Solennità della Santissima Trinità, Piazza San Pietro, Domenica 7 giugno, 2009.

Il Signore è vicino!!




Vorrei condividere due riflessioni sul Vangelo della quarta Domenica dell'Avvento ciclo C Luca (1, 39-45). Le due parole chiave che io voglio sottolineare sono, Gioia e Servizio.


Gioia:
La prima parola che voglio sottolineare è: Gioia.  Mi pare che possiamo chiamare questo vangelo, un vangelo di gioia. Guardate, per esempio, l’incontro delle due donne, Maria ed Elizabetta, è tutto un sussulto, un complimento: Giovanni Battista riconosce il Messia dal grembo e scalcia; Elisabetta, anziana donna vede in un momento di sorpressa il suo sogno di maternità realizzata e, mentre gioisce per questa grazia che Dio li ha concesso, fa i complimenti alla piccola cuginetta Maria. Maria, ancora scossa da quanto le è successo, comincia a ballare e a fare i complimenti a Dio che la salva.  Forse anche Zaccharia....E il motivo della gioia di queste persone è molto chiaro, la presenza del Signore, la vicinanza del Signore, l’Emmanuele: “Dio con noi e Dio come noi”. Dove c’è Dio non c’è posto per il peccato, non c’è posto per la tristezza o l’amarezza.  C’é posto solo per gioia e condivisione.  Forse ognuno di noi può fare un esame di coscienza, noi che riceviamo il Signore ogni giorno, in modo speciale nell’eucaristia: quanto grande deve essere la nostra gioia che deve essere espressa nei nostri confronti insieme ai nostri fratelli?

Servizio:
La seconda parola è: Servizio. Maria va dalla cugina Elizabetta per servirla per tre mesi.  É molto interessante vedere come finisce il versetto precedente di questa scena, il versetto 38 del primo capitolo. É la scena dell’ annunciazione che finisce con le parole: “Ecco io sono la serva del Signore, si faccia di me seconda la tua parola.” E subito si continua con le parole: “In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda...”.  Cosa vuol dire questo? Vuol dire che le parole che Maria ha detto all’angelo Gabriele non erano parole vuote.  Lei aveva capito bene cosa significasse essere “serva” più ancora la madre del Signore, perche da lei doveva nascere Colui che dirà: “Io sono venuto non per essere servito,  ma per servire”.  Come stiamo preparando per il nostro diacconato, che è niente altro che un appello forte al servizio dei nostri fratelli?  Sarebbe bene pensarci su e vedere qual è la nostra concezione del servizio.