Cari confratelli,
Ogni qual volta celebriamo un santo, celebriamo infatti la Pasqua, perché i santi ci mostrano cosa possa realizzare la resurrezione di Cristo nella vita delle persone. Oggi celebriamo la festa di San Mattia, questo apostolo, possiamo dire, dell'ultima ora e addirittura chiamato a sostituire chi è stato prescelto e ha tradito. Mattia non dice neanche una parola, eppure rivela molto col suo atteggiamento di discrezione e disponibilità, due qualità preziosissime per un apostolo, senza le quali l'apostolato può diventare un mero adempimento di doveri.
Penso che anche le due letture di oggi ci offrano un’allusione al profilo di un autentico apostolo. Nella prima lettura abbiamo la figura di Pietro, capo del collegio apostolico, che, prima della elezione di Mattia, dopo aver spiegato le prerequisiti per un apostolo, dice alla comunità quale sia la sua missione fondamentale; cioè diventare testimone della Risurrezione di Cristo. E Gesù nel Vangelo ci dice come possiamo essere testimoni della Sua Risurrezione: “Rimanete nel mio amore; questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati".
Tutti questi giorni abbiamo il Vangelo di Giovanni, anche ieri abbiamo riflettuto su questo brano del Vangelo. C’è una parola che percorre in tutta la letteratura giovannea, sia nel Vangelo che nelle sue lettere ed è la parola “Amore”. Infatti, lui è chiamato “Apostolo dell’amore” e ci sono alcuni studiosi che dicono che verso la fine della sua vita Giovanni non avrebbe usato nessuna altra parole tranne questa con la sua celebre frase “Dio è amore”. Ma quando Giovanni usa questa parola Amore, “rimanete nel mio amore”, “Amate come io vi ho amato”, “nessuno ha un amore più grande di questo” ecc. lui dà tutto un altro significato a questa parola. Perché, tutti i grandi trattati sull'amore di Dio infatti parlano sempre del nostro dovere di amare Dio, senza aspettare che Dio ami noi, ma Giovanni dice proprio il contrario. “In questo sta l'amore: non è che siamo stati noi ad amare Dio, non siamo neanche capaci di farlo, ma è stato Dio ad amore noi per primo. Non è che noi abbiamo scelto Lui ma è Lui che ci ha scelti per primo. Gesù dice: “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”.
Quindi, il primo contenuto del nostro annuncio come apostoli e discepoli del Signore penso sia proprio questo: l'amore di Dio. Ma più che contenuto penso che deve essere l'atmosfera, il sentimento che noi, accostando la gente, diamo loro, che Dio li ama, e Dio le vuole bene, perché gli uomini di oggi hanno bisogno proprio di sentire che Dio le ama, e solo questo può scuoterli dalla loro auto-sufficienza. Questo si esprime non tanto con le parole, ma in concreto con la vita. A questo proposito sono bellissime le parole di Papa Paolo VI, "I cristiani devono avere fuoco nelle labbra e profezia nello sguardo".
Tuttavia, prima di annunciare questo amore agli altri c’è un passo precedente da fare. Come sappiamo bene, chi deve praticare la psicoanalisi, o chi vuole far la psicanalista prima lui stesso deve sottoporsi all’analisi. In questo stesso modo, se vogliamo veramente portare la gente alla percezione dell’amore di Dio, dobbiamo sperimentarlo per primo in noi stessi. Questo sarebbe il primo passo per ogni apostolo e discepolo, quello di "sentirsi immensamente e personalmente chiamato e amato dal Signore" e, naturalmente, come conseguenza, il secondo passo: portare questo amore ai nostri fratelli e sorelle. Durante questa Eucaristia chiediamo questa grazia anche attraverso l’intercessione di San Mattia, la grazia prima di tutto di sentirci amati dal Signore e poi portare questo amore a tutti quei nostri fratelli e sorelle che ne hanno bisogno.
Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato!
Ogni qual volta celebriamo un santo, celebriamo infatti la Pasqua, perché i santi ci mostrano cosa possa realizzare la resurrezione di Cristo nella vita delle persone. Oggi celebriamo la festa di San Mattia, questo apostolo, possiamo dire, dell'ultima ora e addirittura chiamato a sostituire chi è stato prescelto e ha tradito. Mattia non dice neanche una parola, eppure rivela molto col suo atteggiamento di discrezione e disponibilità, due qualità preziosissime per un apostolo, senza le quali l'apostolato può diventare un mero adempimento di doveri.
Penso che anche le due letture di oggi ci offrano un’allusione al profilo di un autentico apostolo. Nella prima lettura abbiamo la figura di Pietro, capo del collegio apostolico, che, prima della elezione di Mattia, dopo aver spiegato le prerequisiti per un apostolo, dice alla comunità quale sia la sua missione fondamentale; cioè diventare testimone della Risurrezione di Cristo. E Gesù nel Vangelo ci dice come possiamo essere testimoni della Sua Risurrezione: “Rimanete nel mio amore; questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati".
Tutti questi giorni abbiamo il Vangelo di Giovanni, anche ieri abbiamo riflettuto su questo brano del Vangelo. C’è una parola che percorre in tutta la letteratura giovannea, sia nel Vangelo che nelle sue lettere ed è la parola “Amore”. Infatti, lui è chiamato “Apostolo dell’amore” e ci sono alcuni studiosi che dicono che verso la fine della sua vita Giovanni non avrebbe usato nessuna altra parole tranne questa con la sua celebre frase “Dio è amore”. Ma quando Giovanni usa questa parola Amore, “rimanete nel mio amore”, “Amate come io vi ho amato”, “nessuno ha un amore più grande di questo” ecc. lui dà tutto un altro significato a questa parola. Perché, tutti i grandi trattati sull'amore di Dio infatti parlano sempre del nostro dovere di amare Dio, senza aspettare che Dio ami noi, ma Giovanni dice proprio il contrario. “In questo sta l'amore: non è che siamo stati noi ad amare Dio, non siamo neanche capaci di farlo, ma è stato Dio ad amore noi per primo. Non è che noi abbiamo scelto Lui ma è Lui che ci ha scelti per primo. Gesù dice: “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”.
Quindi, il primo contenuto del nostro annuncio come apostoli e discepoli del Signore penso sia proprio questo: l'amore di Dio. Ma più che contenuto penso che deve essere l'atmosfera, il sentimento che noi, accostando la gente, diamo loro, che Dio li ama, e Dio le vuole bene, perché gli uomini di oggi hanno bisogno proprio di sentire che Dio le ama, e solo questo può scuoterli dalla loro auto-sufficienza. Questo si esprime non tanto con le parole, ma in concreto con la vita. A questo proposito sono bellissime le parole di Papa Paolo VI, "I cristiani devono avere fuoco nelle labbra e profezia nello sguardo".
Tuttavia, prima di annunciare questo amore agli altri c’è un passo precedente da fare. Come sappiamo bene, chi deve praticare la psicoanalisi, o chi vuole far la psicanalista prima lui stesso deve sottoporsi all’analisi. In questo stesso modo, se vogliamo veramente portare la gente alla percezione dell’amore di Dio, dobbiamo sperimentarlo per primo in noi stessi. Questo sarebbe il primo passo per ogni apostolo e discepolo, quello di "sentirsi immensamente e personalmente chiamato e amato dal Signore" e, naturalmente, come conseguenza, il secondo passo: portare questo amore ai nostri fratelli e sorelle. Durante questa Eucaristia chiediamo questa grazia anche attraverso l’intercessione di San Mattia, la grazia prima di tutto di sentirci amati dal Signore e poi portare questo amore a tutti quei nostri fratelli e sorelle che ne hanno bisogno.
Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato!
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