Vorrei condividere due riflessioni sul Vangelo della quarta Domenica dell'Avvento ciclo C Luca (1, 39-45). Le due parole chiave che io voglio sottolineare sono, Gioia e Servizio.
Gioia:
La prima parola che voglio sottolineare è: Gioia. Mi pare che possiamo chiamare questo vangelo, un vangelo di gioia. Guardate, per esempio, l’incontro delle due donne, Maria ed Elizabetta, è tutto un sussulto, un complimento: Giovanni Battista riconosce il Messia dal grembo e scalcia; Elisabetta, anziana donna vede in un momento di sorpressa il suo sogno di maternità realizzata e, mentre gioisce per questa grazia che Dio li ha concesso, fa i complimenti alla piccola cuginetta Maria. Maria, ancora scossa da quanto le è successo, comincia a ballare e a fare i complimenti a Dio che la salva. Forse anche Zaccharia....E il motivo della gioia di queste persone è molto chiaro, la presenza del Signore, la vicinanza del Signore, l’Emmanuele: “Dio con noi e Dio come noi”. Dove c’è Dio non c’è posto per il peccato, non c’è posto per la tristezza o l’amarezza. C’é posto solo per gioia e condivisione. Forse ognuno di noi può fare un esame di coscienza, noi che riceviamo il Signore ogni giorno, in modo speciale nell’eucaristia: quanto grande deve essere la nostra gioia che deve essere espressa nei nostri confronti insieme ai nostri fratelli?
Servizio:
La seconda parola è: Servizio. Maria va dalla cugina Elizabetta per servirla per tre mesi. É molto interessante vedere come finisce il versetto precedente di questa scena, il versetto 38 del primo capitolo. É la scena dell’ annunciazione che finisce con le parole: “Ecco io sono la serva del Signore, si faccia di me seconda la tua parola.” E subito si continua con le parole: “In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda...”. Cosa vuol dire questo? Vuol dire che le parole che Maria ha detto all’angelo Gabriele non erano parole vuote. Lei aveva capito bene cosa significasse essere “serva” più ancora la madre del Signore, perche da lei doveva nascere Colui che dirà: “Io sono venuto non per essere servito, ma per servire”. Come stiamo preparando per il nostro diacconato, che è niente altro che un appello forte al servizio dei nostri fratelli? Sarebbe bene pensarci su e vedere qual è la nostra concezione del servizio.
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